Onorevoli Colleghi! - La situazione attuale della pesca dilettantistica nelle acque dolci interne si presenta molto variegata, soprattutto in funzione dei diversi fattori, diretti e indiretti, che ruotano intorno alla stessa.
      Per quanto riguarda la qualità delle acque si evidenzia complessivamente un generale inquinamento delle stesse, pur nella sostanziale differenza di valori riscontrabile da zona a zona, sia in funzione dell'eccessiva antropizzazione, sia in conseguenza di una politica di sviluppo che ha trascurato ogni logica di tutela ambientale, ignorando le incompatibilità tra cementificazione e sfruttamento delle risorse naturali, tra risorse idriche e scarichi industriali e fognari.
      Le acque interne possono suddividersi in private, pubbliche o sottoposte a vincoli o convenzioni di vario genere. Le acque pubbliche sono certamente le più disastrate non solo per la concezione diffusa che, in nome di un interesse collettivo, ognuno sia autorizzato a fare quello che vuole, ma anche perché, di fatto, non esiste il minimo controllo in merito, soprattutto in termini di vigilanza.
      Le acque sottoposte a vincoli o convenzioni funzionano a fasi alterne e contrastanti, soprattutto in funzione della serietà dei titolari, risultando migliori, quindi, le concessioni gestite dalle associazioni locali rispetto a quelle ricadenti all'interno di «carrozzoni» a livello nazionale nei quali prevale solo l'aspetto agonistico. Anche nelle acque interne private occorre comunque dividere quelle utilizzate per meri fini di sfruttamento da quelle in cui si effettua

 

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una pesca ragionata e selettiva, incentivata da ripopolamenti qualitativi e compatibili con l'habitat.
      In passato, il conferimento alle regioni della delega per la pesca ha generato il proliferare di disposizioni di legge e di regolamento che hanno creato, pur nella diversità ovvia del territorio nazionale, molta confusione dovuta a posizioni eccessivamente diversificate tra loro, senza motivazione alcuna di carattere scientifico, soprattutto per quanto riguarda le misure di cattura, il numero delle catture stesse e i periodi di fermo biologico.
      Questa è, in sintesi, la problematica attuale con la quale si trova a dover fare i conti il pescatore italiano, occorre quindi fare qualcosa, avanzando proposte serie, ma soprattutto percorribili.
      Per quanto riguarda la qualità delle acque interne occorrerebbe intervenire, delegando alle regioni l'autorità specifica d'intervento per evitare lo stravolgimento dell'assetto idrogeologico delle acque di loro competenza, questo non solo per prevenire i disastri alluvionali già accaduti, ma anche per tutelare le nicchie ecologiche esistenti.
      La presente proposta di legge si pone l'obiettivo di fissare alcune di queste regole, soprattutto quelle relative alle competenze regionali in materia di regolamenti e divieti, quindi di adozione di misure protettive e di tutela nei confronti delle specie ittiche pregiate dei fiumi e dei torrenti.
 

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